“Le Cinque Terre a 10 Euro!” Questo recitava il volantino su carta leggera trovato 20 giorni prima da Leda nella cassetta delle lettere. L’aveva portato un giovane body-builder che cercava di arrotondare lo stipendio facendo un po’ di volantinaggio, e di rotondo non aveva solo lo stipendio... uhm mmh uhm…
Leda quasi si era slogata una caviglia per allungare il passo malfermo e raggiungere quelle belle chiappette che presto il buio di quella notte aveva inghiottito con voluttuosa ingordigia. Per un attimo aveva maledetto quei tacchi a spillo, ma dopo aver guardato il vezzoso ciuffo di pelo rosso sulla punta dei sandali, mugulò arricciando le labbra e rientrò in casa.
14 Luglio, il giorno della partenza. Alle 4. Vecchietti già pimpanti, tutto un cicaleccio, bestemmie e brutali peti. Chi si sveglia e chi va a dormire, due figure maldestramente abbandonate sui sedili del pullman russano biascicando ad ogni buca della strada. Leda, un lungo tubino nero luccicante di paillettes, il rossetto sbavato da un lato e la parrucca da Valentina crollata verso la fronte. Serenella, avvolta nel velluto rosso del suo abito giropelo, stivali al ginocchio inzaccherati e lo chignon addobbato con fiori e farfalle.
Verso le 8 si alza una sgalletata vestita con uno straccetto a fantasia pastello con un pentolone in mano, afferra il microfono e dopo un lancinante fischio di ritorno, inizia a favoleggiare sulle inimmaginabili potenzialità delle Pentole Sgorra. Parla, parla, ogni tanto sussulta con gridolini entusiastici, ci sa fare con la gente, tutti che guardano quasi ipnotizzati dal luccichio del coperchio salva-tempo Sgorra.
Anche Leda e Serenella attraversano con lo sguardo il corridoio del pullman, estasiate e anche scocciate dalla troietta invasata che impedisce loro di vedere il braccio nerboruto dell’autista che con mano solida domina il bestione che sfreccia verso il mare. “Che bel giovine” “tutto maschio!”. Lo specchietto bombato le fa apparire come fossero in una bolla e quando l’uomo apre il suo viso abbronzato in un sorriso ammiccante, Serenella drizza la schiena mostrando il seno prosperoso e turgido nonostante le tante battaglie.
Il pranzo nella bettolaccia con i tavoli di formica è piuttosto scarso, ma i vegliardi ancora rincoglioniti dalle parole delle giovane venditrice sembrano non accorgersene, sorridono inebetiti rosicchiando la poca carne delle costolette bollite.
Al bancone solo due avventrici prolungano l’aperitivo. Leda fissa il barman mentre serve sambuche con evoluzioni da freestyler facendo saltare i cubetti di ghiaccio sui bicipiti torniti. Serenella le lancia occhiate sulfuree, quel barman deve essere suo, ma nemmeno mentre succhia l’oliva del suo Vodkini riesce a distoglierlo dalla sua performance.
Improvvisamente un grido e il rumore sordo di un corpo che cade riempiono la fetida sala da pranzo. Tutti corrono, deambulatori permettendo, verso le scale che portano alle toilettes.
Quello che trovano è uno spettacolo raccapricciante: la venditrice di pentole a terra, col cranio sfondato e il sangue che ancora zampilla tra i capelli. Vecchi che infartano, camerieri che scivolano sul sangue della poveretta. Una strage, 13 morti, di cui solo una può definirsi vittima… e che cazzo!
I carabinieri arrivano nel giro di pochi minuti e iniziano a fare domande ai pochi superstiti: Gina la sorda, Emilio lo zoppo, Fulvio il gobbo, Elinda la sciancata, Gustavo l’impotente. Nessuno riesce a fornire indizi utili per poter intraprendere uno straccio di indagine.
Gli interrogatori terminano che è già passato il tramonto, l’appuntato Brando segue il collega Minnesota verso il bancone per rifocillarsi prima di tornare in caserma a stilare l’inconcludente verbale di un omicidio perfetto. Leda e Serenella sono ancora piazzate sugli sgabelli ormai sfatte a forza di campari e punt-e-mes.
Brando e Minnesota sono due pezzi di maschio puro, le camicie a stento riescono a contenere quei pettorali allenati. Le due dame si trascinano dandosi un tono verso i rappresentanti dell’arma.
“Generale! uhmm mmmh”
“Sono appuntato signora, desidera?”
“Desidero… uhm mmmh”
Minnesota, fisico da surfista, glissa sui mugolii di Serenella, mentre Leda si accosta a Brando maliarda.
“Qual buon vento, ammiraglio?”
“Venti tristi, e comunque non sono ammiraglio…”
“Confidatevi pure, sono tutta orecchi… tutta… uhmm mmmh”
I militari raccontano dell’omicidio con la speranza vana di poter raccogliere qualche indizio.
“Allora avete notato qualche strano movimento verso le due di questo pomeriggio?”
“No, siamo sempre state qui, stavamo sorseggiando del rabarbaro & tonic intanto che il barman era andato a raccogliere il ghiaccio nell’orto qui dietro”
“Ma come raccogliere il ghiaccio?”
“Così ha detto, gli serviva per i Frozen Rosoils… deliziosi! Guardi, la sotto, il pentolone ammaccato dove teneva i frutti dell’albero del ghiaccio. C’è ancora quella macchia di sangue su un lato, deve essersi ferito intanto che saliva tra i rami.”
Minnesota guarda Brando ed entrambi di scatto verso il barman “Fermo!”. In un lampo l’uomo fugge e scatta l’inseguimento.
Leda e Serenella restano sole al bancone, la sala è deserta.
“A quanto pare quei giovanotti sono usciti.”
“Sa, gli uomini pensano solo allo sport. Saranno andati a fare jogging”
Silenzio
“Usciamo, il pullman dovrebbe arrivare a minuti. A proposito, piacere, mi chiamo Ledi”
“Sono Nella, cara”
Scendono dagli sgabelli.
Vicino all’ingresso l’uomo di fatica dell’hotel inizia a sistemare le sedie sui tavolini, un bel moro con le spalle larghe, in canottiera e jeans strappati. Nella guarda Ledi e di scatto verso l’uomo di fatica “Fermo! Uhmmm mmhh uhmm mmmh”.
1 commento:
- Guarda, Nella! Siamo su un blog!
mmmhh, e chi è questo Nick Tyzzo?...che nome da pornostar!
- sai come impazziranno quelle vecchie galline del circolo?
- uhmmm...mmh, brindiamo. Garsòn, due Amaricante con ghiaccio!
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